La vecchiaia in musica

Aperto da kraus, 20 Marzo 2008, 16:46:17

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kraus

Abbiamo chiaramente chiuso bottega con i cosiddetti grandi della nostra musica. Vasco, Renato Zero, Dalla, non so chi altri: ormai la loro ispirazione è in dirittura d'arrivo. Dopo i 50 anni molti perdono lo smalto dei bei tempi (con la luminosa eccezione della Nannini, 2° me), ma la cosa triste è che i giovani mancano. Non posso considerare Tiziano Ferro un cantante che può risollevare le sorti della nostra musica (e anzi, molti non lo considerano neppure un cantante) e lo stesso vale per tutti gli altri della sua generazione(se qualcuno parla di D'Alessio-mito è pregato di accomodarsi fuori [:D]).

Non a tutti gli artisti è concesso d'essere grandi fino all'ultimo. Anche la musica classica segnala casi di crolli avvenuti anzitempo (Schumann) contro geni assoluti che hanno composto magnificamente anche a 60 anni e oltre (Bach, Haydn). Beethoven fece di più, reagendo alla sordità e a una solitudine disperata con la musica (oggi qualche suo collega cederebbe alla tentazione della droga per molto meno), componendo cose incredibili come la Nona Sinfonia o gli ultimi Quartetti; di un Mozart vecchio o maturo non si può neppur parlare (morì a 35 anni) ed è questo forse il cruccio maggiore per un musicofilo, perché vedere e sentire cosa avrebbe fatto in tempi di Romanticismo anche solo abbozzato è un sogno ahimè irrealizzabile.

Insomma, la vecchiaia di un musicista può essere una brutta malattia come una stagione qualsiasi, talvolta anche migliore delle precedenti. Ma nei casi attuali, purtroppo, qualcosa sta andando storto: canzoni sempre più inconsistenti (e intanto il mondo rotola), melodie stantie (l'ultimo Renato, che si eclissa non appena provi a confrontarlo con quello rivoluzionario e spumeggiante degli anni '70), atmosfere inesistenti.
"La fatica in salita per me è poesia" (M. Pantani)
"A nde cheres de cozzula Jubanna? Si no t'hamus a dare pane lentu"

Tessera #1 del club "Rivogliamo l'icona col ciuccio"