Inserite qui racconti, cose che vi sono capitate, anche pensieri singoli...
C’è un mondo là dentro: ero io. Finimmo i preparativi sei anni fa, quando ancora non c’erano i telefonini parlanti e i siti a scadenza provvisoria, ma noi lavoravamo come se fossimo già vent’anni avanti. Si giocava a carte solo dalle due alle otto, passando indifferentemente dal poker indiano a scala quaranta, passando per la canasta malese coll’handicap. Poi, tutti a ruscare; e giungemmo sull’orlo della partenza per Andorra dopo aver sistemato tutto nei minimi particolari.
Il mattino che avrebbe dovuto far da sfondo al viaggio decisi di uscire e non tornare più a casa. Lasciai solo un messaggio, e non dopo il segnale acustico: "Fate finta di non avermi mai visto. Devo imparare a esistere, forse voi ve n’eravate accorti ma io no. Io ero inconsapevole: portavo addosso sei etti d’ingenuità e me li son sentiti pesare tutt'a un tratto."
Non mi presero per pazzo subito. Dovettero pensarci due secondi e mezzo, poi risolsero: "È fuori come un autobus". Però va da sé che a Andorra non ci andò più nessuno e della cosa non si parlò per i successivi cinque anni. Un altro mattino qualsiasi capirono che non si poteva più rinviare, e invece - senza accorgersene, attenzione - rinviarono. Oggi mi hanno scritto un fax con due parole sole: "Partiamo iggi".
Io non so se quell’iggi fosse voluto o, più casualmente, un errore di battitura. Ad ogni modo è bastato a insinuarmi il dubbio: partiranno davvero oggi, o si tratta di un altro giorno, d’un altro tempo che ancora non è stato definito? Il televisore parlava chiaro: "Oggi, 32 settembre, diamo inizio alle trasmissioni". "Oggi", non "Iggi". "Iggi" non esiste ancora, o forse c’è ma non sa di esserci, un po’ come quel me stesso di sei anni or sono. Per non togliermi il gusto dell’incertezza ho preferito non rispondere al quasi ambiguo fax e non mi sono neppure sognato di fare un salto a Andorra per vedere se erano effettivamente lì.
Aspetterò altri sei anni.